17-04-2013, 01:36
Questo è quello che si trova in rete ma risale al 2008, nessun accenno a quanto successo poco tempo fa dalle mie parti.
MILANO - Camini, cestelli, miscelatori. Divelti dai macchinari, portati via dalle fabbriche, destinati alla distruzione. Come il rotolo-madre dal quale provengono: 30 tonnellate di acciaio cinese, chilometri di lamiere ammalate, contaminate dal Cobalto 60, rintracciati dai carabinieri del Comando per la tutela ambientale in una cinquantina di aziende italiane (Parma, Treviso, Lucca, Brindisi, Frosinone, Campobasso, Milano, Latina, Mantova). Sono approdate, nella forma di prodotto semilavorato, al porto di La Spezia, nel maggio 2007, spedite dall' impianto siderurgico della cinese Tysco, a una fabbrica di Parma. Che non è la destinazione finale. Parte della fornitura viene rivenduta ad altre ditte, italiane e straniere. E il viaggio continua. Il rotolo si dipana, si trasforma in camini, putrelle, lame, cappe, tubi, ciminiere. Alcune quantità sono sempre nel Parmigiano; altre, già lavorate, producono scarti, residui non da smaltire, ma da usare negli altiforni. Qui scattano i controlli, i primi dopo il lungo viaggio dalla Cina, proprio come prevede la normativa. Così i rottami di acciaio risultano contaminati. A renderli radioattivi è il Cobalto 60, isotopo utilizzato nella cura di alcuni tumori, che con l' acciaio non dovrebbe avere niente a che fare. Un mese e mezzo fa parte la caccia ai prodotti a rischio. Con uno scopo: ritirare dal mercato l' intera partita. Un puzzle da ricostruire, mettendo insieme anche i più piccoli pezzi, dopo averli rintracciati nelle imprese acquirenti. In provincia di Campobasso vengono smontati i miscelatori per colle chimiche; nel Mantovano, staccati i camini. Così per cestelli, bidoni per liquidi farmaceutici, vasche, camini, componenti di macchinari, oltre ai pezzi di lamiere ancora da lavorare. «Nessun pericolo per gli operai» sottolineano i carabinieri: «Siamo sicuri che chi ha lavorato nelle aziende dove abbiamo sequestrato l' acciaio, non corre pericoli. È escluso un contatto ravvicinato per un tempo prolungato con i pezzi contaminati. In più, chi ha tagliato le lamiere non può aver respirato polveri, considerato il tipo di taglio praticato». Le rassicurazioni riguardano anche la popolazione: «Il rotolo cinese era destinato a un uso industriale, non per produrre oggetti di consumo domestico. Quindi non c' è rischio che qualche pezzo radioattivo sia entrato nelle case». Per il momento è stato recuperato il 95 per cento della partita al Cobalto. Per rintracciare le quantità esportate, invece, gli investigatori hanno allertato l' Interpol: i Paesi interessati sono Croazia, Turchia, Egitto, Polonia e Kazakistan. Come si è verificata la contaminazione? Escluso il dolo, resta l' ipotesi accidentale: il metallo si è fuso con una sorgente radioattiva cosiddetta orfana, vale a dire sfuggita a qualsiasi forma di controllo. Un' eventualità che gli investigatori prendono seriamente in considerazione: «È possibile che nei residui usati negli altiforni sia contenuta una sorgente radioattiva, magari ben schermata, per questo non rivelabile». Nel caso specifico, però, si è aggiunta un' altra aggravante: il Cobalto 60 si lega perfettamente al metallo con cui si fonde, rendendolo radioattivo. «La soluzione? I controlli radiometrici dovrebbero essere obbligatori anche sui prodotti metallici semilavorati, di provenienza extracomunitaria».
Fonte Corriere della sera
Ora l'allarmismo non va bene ma la conoscenza di un problema credo si, rimane il fatto che magari l'orologio al quarzo che portiamo al polso o il cellulare sono più radioattivi della ipotetica pentola e li adoperiamo molto di più, purtroppo, della pentola oppure magari abbiamo una superpentola ma usiamo acqua con arsenico!
Quello che volevo dire nei post precedenti era semplicemente di diffidare di prezzi TROPPO bassi e di marche sconosciute o addirittura omesse perché possono presentare sorprese.
Ciao. bac
MILANO - Camini, cestelli, miscelatori. Divelti dai macchinari, portati via dalle fabbriche, destinati alla distruzione. Come il rotolo-madre dal quale provengono: 30 tonnellate di acciaio cinese, chilometri di lamiere ammalate, contaminate dal Cobalto 60, rintracciati dai carabinieri del Comando per la tutela ambientale in una cinquantina di aziende italiane (Parma, Treviso, Lucca, Brindisi, Frosinone, Campobasso, Milano, Latina, Mantova). Sono approdate, nella forma di prodotto semilavorato, al porto di La Spezia, nel maggio 2007, spedite dall' impianto siderurgico della cinese Tysco, a una fabbrica di Parma. Che non è la destinazione finale. Parte della fornitura viene rivenduta ad altre ditte, italiane e straniere. E il viaggio continua. Il rotolo si dipana, si trasforma in camini, putrelle, lame, cappe, tubi, ciminiere. Alcune quantità sono sempre nel Parmigiano; altre, già lavorate, producono scarti, residui non da smaltire, ma da usare negli altiforni. Qui scattano i controlli, i primi dopo il lungo viaggio dalla Cina, proprio come prevede la normativa. Così i rottami di acciaio risultano contaminati. A renderli radioattivi è il Cobalto 60, isotopo utilizzato nella cura di alcuni tumori, che con l' acciaio non dovrebbe avere niente a che fare. Un mese e mezzo fa parte la caccia ai prodotti a rischio. Con uno scopo: ritirare dal mercato l' intera partita. Un puzzle da ricostruire, mettendo insieme anche i più piccoli pezzi, dopo averli rintracciati nelle imprese acquirenti. In provincia di Campobasso vengono smontati i miscelatori per colle chimiche; nel Mantovano, staccati i camini. Così per cestelli, bidoni per liquidi farmaceutici, vasche, camini, componenti di macchinari, oltre ai pezzi di lamiere ancora da lavorare. «Nessun pericolo per gli operai» sottolineano i carabinieri: «Siamo sicuri che chi ha lavorato nelle aziende dove abbiamo sequestrato l' acciaio, non corre pericoli. È escluso un contatto ravvicinato per un tempo prolungato con i pezzi contaminati. In più, chi ha tagliato le lamiere non può aver respirato polveri, considerato il tipo di taglio praticato». Le rassicurazioni riguardano anche la popolazione: «Il rotolo cinese era destinato a un uso industriale, non per produrre oggetti di consumo domestico. Quindi non c' è rischio che qualche pezzo radioattivo sia entrato nelle case». Per il momento è stato recuperato il 95 per cento della partita al Cobalto. Per rintracciare le quantità esportate, invece, gli investigatori hanno allertato l' Interpol: i Paesi interessati sono Croazia, Turchia, Egitto, Polonia e Kazakistan. Come si è verificata la contaminazione? Escluso il dolo, resta l' ipotesi accidentale: il metallo si è fuso con una sorgente radioattiva cosiddetta orfana, vale a dire sfuggita a qualsiasi forma di controllo. Un' eventualità che gli investigatori prendono seriamente in considerazione: «È possibile che nei residui usati negli altiforni sia contenuta una sorgente radioattiva, magari ben schermata, per questo non rivelabile». Nel caso specifico, però, si è aggiunta un' altra aggravante: il Cobalto 60 si lega perfettamente al metallo con cui si fonde, rendendolo radioattivo. «La soluzione? I controlli radiometrici dovrebbero essere obbligatori anche sui prodotti metallici semilavorati, di provenienza extracomunitaria».
Fonte Corriere della sera
Ora l'allarmismo non va bene ma la conoscenza di un problema credo si, rimane il fatto che magari l'orologio al quarzo che portiamo al polso o il cellulare sono più radioattivi della ipotetica pentola e li adoperiamo molto di più, purtroppo, della pentola oppure magari abbiamo una superpentola ma usiamo acqua con arsenico!
Quello che volevo dire nei post precedenti era semplicemente di diffidare di prezzi TROPPO bassi e di marche sconosciute o addirittura omesse perché possono presentare sorprese.
Ciao. bac
Fare birra è come una seduta da uno psicologo, i problemi se ne stanno fuori dalla porta, non ti mollano ma per una giornata ti lasciano in pace.